Un cadavere sull’asfalto antistante una stazione di servizio, ucciso con armi da fuoco, abbandonato. Nessun cordone di polizia. Ancora caldo. Un ritrovamento casuale per come può esserlo in un romanzo. Deve essere un nativista, considera il protagonista di Sottomissione. Sangue per le strade, nessun ricomponimento da parte delle autorità. Una guerra civile a bassa intensità e durata è in corso, i nativisti stanno perdendo, non hanno l’appoggio dei Servizi, non hanno una fighting chance. Sono outgunned e in inferiorità numerica. Questa non è la Francia di Annientare.
2027. La Lunga Pace continua. L’Antropocene manifesto con la sua sequenza di catastrofi non è ancora arrivato. Forse il Covid è stato fermato in un reparto di un ospedale di Wuhan.
La Francia è come vuole essere pensata: solida, rispettata, potente, all’avanguardia. Il miglior compromesso con l’Impero renitente. La macchina dello Stato è invisibile e impeccabile. I suoi medici sono ottimi, lo stato sociale solido. Chiese e castelli vengono restaurati e mantenuti, elemento di proiezione del complesso di soft power francese. L’ancestrale competizione tra Francia e Germania è vinta quasi: sul piano strategico, della proiezione, della tecnologia nelle filiere. Nessuna start up nation, la dirigenza francese si è concentrata sull’industria pesante, le scommesse sulle aziende di stato hanno pagato, la realtà -economica, dello spirito francese- resiste. L’ordine liberale è prospero. Una guerra commerciale con la Cina è in corso, cominciata senza alcun vero casus ma come esercizio di un contemporaneo ed elegante sport di Re.
Sulla Charles de Gaulle, portaerei e ammiraglia, i leader della Terra posano per foto e dirette e si profondono in cordoglio e promesse di lotta. La stagione del terrorismo di matrice islamica si è conclusa con una vittoria dell’apparato di sicurezza. Il DSGI, un’apparizione costante negli ultimi romanzi di Houllebecq, è in questo un apparato capace di pensiero laterale, dinamico. Contractor giovani e malvestiti affiancano funzionari veterani nell’individuazione di minacce adeguate: asimmetriche, cigni grigi, da Estremistan.
L’Italia è assente.
Qualcosa però si è rotto. Le crepe nel tessuto della realtà, in questa realtà narrativa da utopia modesta, sono presenti, sottili, prodromiche. Annientamento è un romanzo pre-apocalittico.
Un video viene diffuso. La qualità dell’intrusione nei sistemi informatici potrebbe far pensare a un cigno grigio: un computer quantico che riesce a rendere la crittografia avanzata obsoleta. Ancora: la qualità del video è inedita, non pensabile. Le immagini non sono scomponibili nelle sue unità essenziali, i pixel. Il video stabilisce che il gruppo esecutore ha capacità tecniche da next next generation o rappresenta la prova che la teoria olografica è vera.
Un notaio guida una Dacia, disoccupato. Una moglie ricorre all’inseminazione artificiale con un donatore di colore e un marito fertile. Un anziano dirigente dei servizi di sicurezza diventa un demonologo. Quello di cui abbiamo accenni sembrano i suoi sogni neri. Forse è il capo cospiratore e la dinamica cacciatore-preda esaurita nell’ecologia dell’indagine.
Sette religiose si dotano di unità operative. Anarcoprimitivisti diventano una minaccia inedita, efficace, Kaczynskis on steroids e pensiero strategico.
Navi container vengono affondate e poi barconi con migranti. Centri per l’inseminazione artificiale e ingegneri saltano in aria.
La trama thriller sullo sfondo sembra il parto di demonologi e antropocenici a convegno.
Gli attacchi sono dosati e sono atti di accusa alla civiltà e assalti all’immaginario.
Mentre uno dei personaggi principali aspira, sospira, verso meravigliose menzogne, mentre la sua esistenza sta lentamente cessando, il mondo e il mondo dietro il mondo cospira per l’annientamento.
Alcuni, alcune, rimasti colmi di sentimenti sono di fronte a un orologio che hanno scelto di non poter leggere.
già su Il problema di Grendel